martedì 21 aprile 2020
Ab-bracciante
Questo disegno mi ha suggerito varie cose, molto diverse una dall'altra, provo a spiegare.
Dunque questa è una simpatica persona pronta ad un abbraccio, cioè che ci invita a ad entrare nel suo spazio intimo infrangendo la barriera dei 45 centimetri, la distanza oltre la quale si invade lo spazio vitale altrui.
Quando ero una studentella di architettura alle primissime armi ebbi a che fare con le materie più disparate tra cui la prossemica, cioè lo studio della connessione tra distanze fisiche e relazionali tra le persone: ogni cultura ha le sue, noi occidentali se ci avviciniamo al nostro interlocutore oltre i 45 centimetri siamo o in relazione intima con lui/lei, oppure dei rompiballe indiscreti, o peggio dei malintenzionati.
Dunque l'abbraccio è un gesto inclusivo e di grande fiducia, poichè con questo rendiamo disponibile il nostro spazio intimo ad altri.
Di questi tempi gli abbracci sono vietati per decreto ministeriale.
Premesso che secondo la prossemica, la zona sociale, ovvero lo spazio condivisibile con persone con cui si hanno relazioni formali, è compreso tra i 120 ed i 350 cm, e prima di questa c'è la zona personale, cioè lo spazio dai 45 ai 120 cm condivisibile con gli amici, si direbbe che in questi tempi di pandemia la distanza di sicurezza che bisogna mantenere cancella del tutto lo spazio personale saltando direttamente dalla zona intima a quella sociale......qualunque cosa possa significare.
Un'altra riflessione è relativa al titolo: ab-bracciante, in latino ab+ablativo rende il complemento di causa, nel senso di punto di origine di un qualche che.
Un bracciante in effetti è punto di origine di varie cose:
Lavoro umile ma nobilissimo: perchè si traduce in cibo per la comunità.
Dispute politiche, i braccianti sono gli ultimi, vengono pagati (?) pochi spiccioli per lavorare senza sosta sotto al sole, praticamente schiavi, non si tratta solo di immigrati ma questi ultimi sono la maggioranza, e qui basta la sola parola migrante per scatenare vergognose risse tra politici, senza che vengano neppure scalfiti gli spinosi problemi che ci affligono.
Indifferenza, perchè tanta disonestà, intellettuale e non, non sarebbe possibile se ci si indignasse veramente....ma chi se ne frega di quello che succede nelle campagne?
Una volta ci si riferiva agli incapaci e/o ai tardi di comprendonio come "braccia rubate all'agricoltura", probabilmente nella percezione comune così è rimasto, nonostante il rilancio del settore veicolato dal biologico: per molti lavorare la terra e raccoglierne i frutti è cosa per i poveri di mezzi e di spirito, quasi persone inferiori, una specie di servi della gleba moderni. Che orrore vero? Che si fa?
Potere all'abbraccio, il gesto inclusivo per eccellenza!
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Molto bella anche questa tua riflessione Patrizia: condivido pienamente!
RispondiEliminaGrazie Clara, il tuo apprezzamento mi fa davvero piacere!
RispondiEliminaPost molto utile. Non sapevo cosa fosse la prossemica.
RispondiEliminaQuanto all'agricoltura, avendo mio nonno imprenditore agricolo e bracciante nella sua tenuta, ho sempre un certo rispetto misto a tenerezza quando penso alla categoria, poiché ben conosco la fatica che fanno.
Ciao Claudia, grazie. Sai anche i miei nonni vivevano in campagna, d'altra parte in Italia siamo tutti, più o meno, figli di figli di contadini, è per questo che proprio non mi spiego il disinteresse, se non la spocchia, verso l'agricoltura.
EliminaIntanto ti mando un forte abbraccio virtuale!
RispondiEliminaAnche i miei nonni sono contadini, per anni hanno coltivato il tabacco, mi ha sempre fatto "ridere", quando racconto, ancora oggi, delle mie vacanze in Campania nelle piantagioni di tabacco, molti fumatori non sanno neanche come ci finisce qual tabacco nella loro sigaretta!
Salve La Bi, grazie dell'abbraccio, lo ricambio assai volentieri!
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