sabato 4 aprile 2015

Ogni medaglia ha il suo rovescio



Appena fuori dall'Eden della nostra infanzia (ma purtroppo per alcuni anche prima) cominciamo ad accorgerci che le cose sono spesso diverse da come appaiono: non tutto ciò che è bello è anche buono e noi il più delle volte riusciamo a cogliere solo una piccola parte della realtà, solo alcuni dettagli che cerchiamo di integrare in modo da formarci una percezione ed un'idea globale dell'oggetto nel suo insieme.


Questo modo di funzionare della nostra mente è certamente economico, ma può frequentemente indurci in errore, specie se non abbiamo sviluppato un sufficiente livello di consapevolezza di quelli che sono appunto i limiti della nostra intelligenza intesa come capacità conoscitiva e di giudizio critico. 
Queste considerazioni sono valide per tutto ciò che ci circonda e, naturalmente anche per l'umanità e le persone con le quali intratteniamo rapporti sociali.
Le modalità di relazione all'interno dei gruppi sociali sono di solito regolate da una serie di norme convenzionalmente accettate e condivise nell'ambiente e cultura di appartenenza e che, in base alle diverse matrici culturali, possono variare, ma sono tutte genericamente ispirate ad alcuni principi di reciproco rispetto e ad alcuni criteri gerarchici inerenti i ruoli (disgraziatamente talvolta stereotipi) rivestiti da ciascun individuo all'interno del gruppo di riferimento.


L'insieme di queste regole costituiscono ciò che in una determinata cultura ad un dato momento storico viene comunemente chiamato "buona educazione".

La buona educazione dunque è per definizione un valore positivo, anche se questo aspetto è a sua volta relativo appunto ad uno specifico costume proprio di un'epoca e di un determinato gruppo sociale: in alcune culture ad esempio per una donna è buona educazione tacere ed astenersi dall'intervenire in una conversazione tra uomini, in altre culture è scandaloso esibire i piedi scoperti e certamente ineducato calpestare i pavimenti con la stessa suola di scarpe indossate fuori casa...


Come si diceva dunque, anche la buona educazione è un valore relativo e non necessariamente condiviso da ciascun singolo individuo all'interno del proprio gruppo sociale di riferimento: forse proprio per questo alcune tra le menti più spregiudicate delle correnti filosofiche nella storia hanno preferito i valori estetici a quelli etici e morali, considerando i primi dotati di connotazioni di universalità superiori. Ciò non toglie che le persone che si adattano pedissequamente alle norme di buona educazione condivise all'interno del proprio gruppo, solitamente lo fanno per il tornaconto di offrire una buona immagine sociale e di godere quindi della forza offerta dal consenso e dal supporto del proprio gruppo, solo più di rado ed in misura minore sono realmente motivati da reali principi propri ed interiorizzati di rispetto dell'altro. 

In altre parole esistono e sono ben noti a tutti i cosiddetti ipocriti: quelli che, pur trattandovi con garbo e cortesia, non nutrono il benché minimo affetto positivo nei vostri riguardi, anzi, se ve ne lascerete ingannare e gli accorderete la vostra fiducia, riusciranno a danneggiarvi seriamente. 
Queste persone, pur di carpire la vostra fiducia, esibiranno espansività ed affettività inesistenti, con motivazioni e finalità apparentemente anche del tutto futili, come quella di carpire confidenze, giusto per entrare in possesso di preziosi argomenti di pettegolezzo con altri, cosa che gli farà guadagnare spazio di ascolto e superiorità di giudizio, con evidente tornaconto narcisistico, certo meschino  (obietterete voi) ma ciascuno cerca di tirare avanti con le risorse che possiede e se uno possiede giusto queste...


Il rovescio di questa medaglia è la figura del cosiddetto "burbero benefico":  si tratta di qualcuno che non farà assolutamente nulla per piacervi, anzi è probabile che sia scostante e tendenzialmente chiuso nel carattere, per cui cercherà in ogni modo di farvi credere che lui/lei è proprio cattivo, soprattutto perché utilizza questo atteggiamento per difendersi dal coinvolgimento emotivo e per impedire che altri indovinino il suo funzionamento emozionale e siano pertanto in grado di manipolarlo assumendone il controllo. 

Presso alcune civiltà la capacità di gestire e controllare e non lasciar trasparire le proprie reazioni emotive viene considerata una caratteristica di maturità e forza d'animo, necessaria soprattutto nell'uomo, inteso come individuo di sesso maschile destinato ad essere un guerriero.


Naturalmente le cose non sono sempre così semplici: esistono molte sfumature, gradazioni e complessità di vario genere, per cui una delle cose più difficili in questo mondo è riuscire ad essere semplicemente se stessi senza farsi troppo male e la vera sfida della vita è provare almeno a riuscirci...


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